POSTI DA SPIGOLA
Si è gioito
in tanti, Gabriele autore di una cattura davvero clamorosa in quei pochi minuti
necessari a portarla in secco ha dimostrato stoffa da vero pescatore. Aveva
sottovalutato un poco il gioco ed il finale era del 27, in pratica un carico reale al nodo anche un po’ sotto il
peso del pesce. E’ stato bravo.
Le spigole del Tirreno
Sul
versante centrale del mare Tirreno sono tanti i fiumi, i canali, i fossi che
sboccano in mare. E’ vero portano spesso con se quello che noi definiamo
immondizie, spesso lo sono per davvero, ma tante sono le sostanze che possono
rendere fertile quel tratto di mare. Fateci caso, le spigole più belle si
catturano in luoghi spesso non troppo belli. Forse le spiagge bianche e soffici
come il talco saranno anche meta di ricciole o di lampughe, spesso di belle
mormore, ma la spigolaccia non va troppo per il sottile. Non a caso le acque
grasse portuali sono un suo domicilio di elezione. Eppure i pescherecci non è
che buttino in acqua petali di rose ma spesso maleodoranti scarti di pesce,
qualche tozzo di pane, squame mischiate all’acqua con cui lavano il fondo delle
imbarcazioni.
Viva
l’inquinamento? No non è a questo che vogliamo inneggiare ma sicuramente c’è da
distinguere tra le tipologie di inquinanti. I depositi organici che arrivano in
mare attraverso lunghe condotte sottomarine, là ben distante dalla costa,
creano aree circoscritte molto inquinate ma tutto attorno c’è in pratica lo
spargimento di fertilizzanti naturali. Non dimentichiamo che nella antica
agricoltura i fertilizzanti erano costituiti da letame animale. Insomma bisogna
saper discernere.
Va molto di
moda il biologico, poi se un frutto così cresciuto presenta beccatine di
uccelli o macchioline varie è spesso rifiutato dal nostro gusto estetico.
Allora forse bisognerebbe essere molto più attenti a ciò che finisce in mare,
evitare che le zone deputate alla balneazione siano invase anche da semplici
residui organici, ma l’asetticità non è detto che sia la migliore soluzione e
non solo per la pesca.
Spiagge
basse sono spesso il nostro palcoscenico, qui già un vento a 12 nodi rende fertile
l’impianto di pesca. Sono stati questi ultimi i siti dove magari è stato
necessario il lancio lungo, perché lì, proprio a riva c’era troppa caotica
turbolenza.
Poi sulle
spiagge basse il problema di dover scagliare quella maledetta piramide che vola
proprio male, a distanze abbastanza proibitive. I più tecnici hanno scelto
zavorre ogivali provviste di spike anche se poi era necessario mettere in
bobina fili abbastanza grossi per non correre il rischio di spaccarli nel
tentativo di aprire i rampini sul fondo.
Allora
diverse soluzioni come fili in bobina che non necessitassero di shock leader,
insomma tutto un fiorire di sperimentazioni che in qualche modo hanno dato i
propri frutti.
E’ accaduto
che su spiagge mediamente profonde gli esemplari di grossa taglia
bordeggiassero proprio il sottoriva, perché lì la corrente era meno turbinosa
che su spiagge basse. Bastavano spesso mezzo metro o poco più d’acqua perché il
piscione pinneggiasse sotto i nostri piedi. Su spiagge a basso digrado chi ha
optato per la corta distanza ha dovuto accontentarsi di esemplari medio
piccoli.
E dopo
tanti ametti, lenzette, finalini, popperini, abbiamo l’impressione che si stia
ritrovando il gusto del surf casting più genuino, quello in cui conta il pezzo
e non i pezzetti utili solo a far fritture e portare a casa una medaglina.
Qui non
tentiamo un’operazione di trasformismo, godiamo della nostra onda che scade ma
anche del mare piatto e dei 130 metri necessari per raggiungere il pascolo
delle orate in primavera. Godiamo insomma della capacità di saperci adeguare
alle varie situazioni, che poi l’agonismo abbia contribuito ad affinare gli
strumenti e le strategie è cosa certa.
Si è
tornati ad ami di numerazione prossima allo zero, molto gettonate le forme
Aberdeen con occhiello che sicuramente aiutano in un corretto innesco di un
anellide, ma là dove l’esca era una coppia di rosseggianti fasolari non si è
badato a numerazione ed anche una forma beck del 3/0 ha trovato una propria
giusta collocazione.
Alcuni cenni sulla spigola
Essa ha grande
capacità di adattarsi a qualunque ambiente. Si trova a suo agio intorno alle
scogliere come in prossimità delle spiagge, a stretto contatto col fondo o in superficie,
in acqua salata come in quella salmastra o dolce. Frequenta più spesso le fasce
di mare prossime alla costa, è probabile incontrarla proprio nella risacca,
anche in soli pochi centimetri d'acqua, vicinissima a riva.

Si può
pescarla dappertutto ma che le migliori possibilità per una sua ricerca
specifica si hanno alle foci. E la predilezione per questi ambienti non è
casuale. Sono zone ricche di cefali, di anguille e di gamberetti, tutta roba
per la quale il branzino stravede. In linea di massima qualsiasi sbocco di
acqua dolce, che si tratti di un vero e proprio fiume oppure di un semplice
canale, raduna un buon numero di spigole, sia al suo interno che in prossimità
della costa nelle immediate vicinanze. E' però importante sottolineare che se all'interno
di un porto oppure di una foce il nostro predatore è sempre presente, davanti
alle spiagge, anche alle migliori, è attiva e in caccia quasi esclusivamente
con condizioni di mare mosso o in scaduta.
Qualche
buon consiglio
Proviamo,
con convinzione, a catturare qualcuno di questi magnifici pesci. Vale la pena
di passare qualche ora di notte al freddo e di sopportare qualche uscita in
bianco.
1.
Per programmare una battuta di pesca consultate le
tavole di marea. E' fondamentale scegliere le ore a cavallo dell'acme di alta.
Una finestra più breve ma redditizia è proprio prossima all’acme di bassa.
2.
Non trascurare la pesca notturna. L'oscurità è una
condizione favorevole specie se la pressione è in diminuzione e la luna assente.
Diversamente spesso rende di più la pesca diurna specie con cielo nuvoloso
3.
All'uscita di una foce il punto preferito dalle
spigole è quello in cui l'acqua dolce si mescola con quella salata. L'anguillina
e il cefaletto vivi sono efficaci anche lanciati da una spiaggia e appoggiati
sul fondo specie con poco mare e fondo pulito.
4.
Quando una spigola abbocca a un'esca viva non
bisogna ferrare immediatamente. Si deve invece cedere filo e lasciarle tutto il
tempo di ingoiarla.
La spigola in definitiva è un pesce abbastanza stupido, pigro e che cerca rimpinzarsi con il minimo sforzo. Un pò come chi ci tenta e ci ritenta senza risultati. C'è luna in cielo? "e chi se ne frega!" L'acme è in tardo pomeriggio? "No io posso andare solo dopo le 19!" ..e giù con altre amenità del genere. Chi ne cattura tante spesso prima di piantare i picchetti si reca su varie spiagge a valutarne le condizioni e sa che se accadrà non sarà un caso.