venerdì 30 novembre 2012

POSTI DA SPIGOLA




  
Si è gioito in tanti, Gabriele autore di una cattura davvero clamorosa in quei pochi minuti necessari a portarla in secco ha dimostrato stoffa da vero pescatore. Aveva sottovalutato un poco il gioco ed il finale era del 27, in pratica  un carico reale al nodo anche un po’ sotto il peso del pesce. E’ stato bravo.

Le spigole del Tirreno
Sul versante centrale del mare Tirreno sono tanti i fiumi, i canali, i fossi che sboccano in mare. E’ vero portano spesso con se quello che noi definiamo immondizie, spesso lo sono per davvero, ma tante sono le sostanze che possono rendere fertile quel tratto di mare. Fateci caso, le spigole più belle si catturano in luoghi spesso non troppo belli. Forse le spiagge bianche e soffici come il talco saranno anche meta di ricciole o di lampughe, spesso di belle mormore, ma la spigolaccia non va troppo per il sottile. Non a caso le acque grasse portuali sono un suo domicilio di elezione. Eppure i pescherecci non è che buttino in acqua petali di rose ma spesso maleodoranti scarti di pesce, qualche tozzo di pane, squame mischiate all’acqua con cui lavano il fondo delle imbarcazioni.
Viva l’inquinamento? No non è a questo che vogliamo inneggiare ma sicuramente c’è da distinguere tra le tipologie di inquinanti. I depositi organici che arrivano in mare attraverso lunghe condotte sottomarine, là ben distante dalla costa, creano aree circoscritte molto inquinate ma tutto attorno c’è in pratica lo spargimento di fertilizzanti naturali. Non dimentichiamo che nella antica agricoltura i fertilizzanti erano costituiti da letame animale. Insomma bisogna saper discernere.
Va molto di moda il biologico, poi se un frutto così cresciuto presenta beccatine di uccelli o macchioline varie è spesso rifiutato dal nostro gusto estetico. Allora forse bisognerebbe essere molto più attenti a ciò che finisce in mare, evitare che le zone deputate alla balneazione siano invase anche da semplici residui organici, ma l’asetticità non è detto che sia la migliore soluzione e non solo per la pesca.

Spiagge basse sono spesso il nostro palcoscenico, qui già un vento a 12 nodi rende fertile l’impianto di pesca. Sono stati questi ultimi i siti dove magari è stato necessario il lancio lungo, perché lì, proprio a riva c’era troppa caotica turbolenza.
Poi sulle spiagge basse il problema di dover scagliare quella maledetta piramide che vola proprio male, a distanze abbastanza proibitive. I più tecnici hanno scelto zavorre ogivali provviste di spike anche se poi era necessario mettere in bobina fili abbastanza grossi per non correre il rischio di spaccarli nel tentativo di aprire i rampini sul fondo.
Allora diverse soluzioni come fili in bobina che non necessitassero di shock leader, insomma tutto un fiorire di sperimentazioni che in qualche modo hanno dato i propri frutti.

E’ accaduto che su spiagge mediamente profonde gli esemplari di grossa taglia bordeggiassero proprio il sottoriva, perché lì la corrente era meno turbinosa che su spiagge basse. Bastavano spesso mezzo metro o poco più d’acqua perché il piscione pinneggiasse sotto i nostri piedi. Su spiagge a basso digrado chi ha optato per la corta distanza ha dovuto accontentarsi di esemplari medio piccoli.
E dopo tanti ametti, lenzette, finalini, popperini, abbiamo l’impressione che si stia ritrovando il gusto del surf casting più genuino, quello in cui conta il pezzo e non i pezzetti utili solo a far fritture e portare a casa una medaglina.

Qui non tentiamo un’operazione di trasformismo, godiamo della nostra onda che scade ma anche del mare piatto e dei 130 metri necessari per raggiungere il pascolo delle orate in primavera. Godiamo insomma della capacità di saperci adeguare alle varie situazioni, che poi l’agonismo abbia contribuito ad affinare gli strumenti e le strategie è cosa certa.

Si è tornati ad ami di numerazione prossima allo zero, molto gettonate le forme Aberdeen con occhiello che sicuramente aiutano in un corretto innesco di un anellide, ma là dove l’esca era una coppia di rosseggianti fasolari non si è badato a numerazione ed anche una forma beck del 3/0 ha trovato una propria giusta collocazione.



Alcuni cenni sulla spigola
Essa ha grande capacità di adattarsi a qualunque ambiente. Si trova a suo agio intorno alle scogliere come in prossimità delle spiagge, a stretto contatto col fondo o in superficie, in acqua salata come in quella salmastra o dolce. Frequenta più spesso le fasce di mare prossime alla costa, è probabile incontrarla proprio nella risacca, anche in soli pochi centimetri d'acqua, vicinissima a riva.

Si può pescarla dappertutto ma che le migliori possibilità per una sua ricerca specifica si hanno alle foci. E la predilezione per questi ambienti non è casuale. Sono zone ricche di cefali, di anguille e di gamberetti, tutta roba per la quale il branzino stravede. In linea di massima qualsiasi sbocco di acqua dolce, che si tratti di un vero e proprio fiume oppure di un semplice canale, raduna un buon numero di spigole, sia al suo interno che in prossimità della costa nelle immediate vicinanze. E' però importante sottolineare che se all'interno di un porto oppure di una foce il nostro predatore è sempre presente, davanti alle spiagge, anche alle migliori, è attiva e in caccia quasi esclusivamente con condizioni di mare mosso o in scaduta.

Qualche buon consiglio

Proviamo, con convinzione, a catturare qualcuno di questi magnifici pesci. Vale la pena di passare qualche ora di notte al freddo e di sopportare qualche uscita in bianco.

1.  Per programmare una battuta di pesca consultate le tavole di marea. E' fondamentale scegliere le ore a cavallo dell'acme di alta. Una finestra più breve ma redditizia è proprio prossima all’acme di bassa.

2.  Non trascurare la pesca notturna. L'oscurità è una condizione favorevole specie se la pressione è in diminuzione e la luna assente. Diversamente spesso rende di più la pesca diurna specie con cielo nuvoloso
3.  All'uscita di una foce il punto preferito dalle spigole è quello in cui l'acqua dolce si mescola con quella salata. L'anguillina e il cefaletto vivi sono efficaci anche lanciati da una spiaggia e appoggiati sul fondo specie con poco mare e fondo pulito.
4.  Quando una spigola abbocca a un'esca viva non bisogna ferrare immediatamente. Si deve invece cedere filo e lasciarle tutto il tempo di ingoiarla.




La spigola in definitiva è un pesce abbastanza stupido, pigro e che cerca rimpinzarsi con il minimo sforzo. Un pò come chi ci tenta e ci ritenta senza risultati. C'è luna in cielo? "e chi se ne frega!" L'acme è in tardo pomeriggio? "No io posso andare solo dopo le 19!" ..e giù con altre amenità del genere. Chi ne cattura tante spesso prima di piantare i picchetti si reca su varie spiagge a valutarne le condizioni e sa che se accadrà non sarà un caso.



Nessun commento:

Posta un commento